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 IPERTROFIA  PROSTATICA
     La prostata è una ghiandola presente solo nel maschio, pesa  circa 20 grammi,  è situata nella pelvi al di sotto della vescica; è attraversata dalla prima  porzione dell’uretra (prostatica), un piccolo condotto che porta l’urina dalla vescica  all’esterno durante la minzione. La funzione della prostata è di produrre la  gran parte del liquido seminale, che viene riversato nell’uretra prostatica  durante l’eiaculazione. E’ quindi un organo essenziale per la funzione  riproduttiva maschile. Questa ghiandola può andare incontro a diverse  patologie, le più frequenti delle quali sono le Prostatiti, l’Ipertrofia  Prostatica Benigna (IPB) e il tumore della prostata. L’IPB è una patologia  piuttosto comune nel maschio adulto ed ha un’incidenza progressivamente  crescente dalla quarta decade in poi. Si tratta di un ingrossamento (adenoma)  della parte centrale della ghiandola, che comprimendo l’uretra prostatica che  l’attraversa, determina un ostacolo al deflusso dell’urina durante la minzione  (Ostruzione Cervico Uretrale). Si stima che circa il 60% degli uomini oltre i  60 anni soffra di IPB, e addirittura l’80% degli uomini oltre gli 80 anni.  L’IPB può essere asintomatica, ma circa il 30% degli uomini oltre i 65 anni  soffre di sintomi severi legati all’ipertrofia prostatica. I sintomi più  frequenti sono tutti a carico della minzione (atto di urinare) : sono  l’indebolimento del mitto (getto) urinario, aumento della frequenza delle  minzioni, diurne e notturne, urgenza minzionale (stimolo urgente a urinare), difficoltà  nell’iniziare la minzione, minzione interrotta e/o in più tempi, prolungato  gocciolamento terminale, sensazione di incompleto svuotamento vescicale. La  malattia è progressiva, nel senso che all’ingrossamento della ghiandola,  progressivo nel tempo, corrisponde un aggravarsi della sintomatologia; non  esiste però sempre una correlazione tra dimensioni della prostata e sintomi :  non è raro che individui con voluminose ipertrofie prostatiche siano  asintomatici, mentre soggetti con modeste ipertrofie lamentino sintomatologia  importante. Nella fase iniziale della malattia la vescica è in grado di  compensare l’ostruzione (OCU), a spese di un’ipertrofia della sua componente  muscolare. Ma col passare del tempo, questo meccanismo di compenso diventa  insufficiente, la vescica perde progressivamente la capacità di svuotarsi  completamente e compare ristagno di urine in vescica (residuo post minzionale),  che rappresenta il terreno ideale per l’insorgenza di infezioni urinarie. Se la  problematica ostruttiva (OCU) non viene risolta si può andare incontro a  problematiche acute quali la sepsi sistemica e la ritenzione urinaria acuta,  cioè la totale incapacità di mingere (urinare).  Indagini diagnostiche Un esame clinico accurato è in grado  di orientare il’Urologo sulla diagnosi di IPB e di escludere altre patologie in  grado di provocare una sintomatologia sovrapponibile. La prima indagine  consiste nell’Esplorazione digito-rettale della prostata, che permette di  valutare la prostata morfologicamente, di apprezzarne le dimensioni e le  caratteristiche (una prostata dura o disomogenea può indurre il sospetto di un  tumore).
 Dosaggio del PSA: il PSA è una glicoproteina prodotta dalla  prostata. Viene dosato nel sangue dopo un normale prelievo; nei pazienti  affetti da IPB il suo valore può essere aumentato, in modo proporzionale alle  dimensioni dell’adenoma. Quando il PSA è aumentato è altresì indispensabile  escludere la presenza di un tumore della prostata. Ricordiamo peraltro che può  essere presente un tumore della prostata anche a fronte di valori normali di  PSA.
 Ecografia prostatica trans-rettale: solo tramite l’approccio  con la sonda trans rettale si può studiare in modo attendibile la prostata e se  ne possono definire in modo preciso le dimensioni e l’eventuale presenza di  aree patologiche. Uroflussometria ed Esame Urodinamico pressione-flusso:  permettono di valutare il comportamento della vescica durante la minzione, il  grado di ostruzione e di danno vescicale. Si valuta anche il residuo  postminzionale, cioè la quantità di urina che resta in vescica al termine della  minzione, che nel soggetto sano è nullo, mentre nel paziente affetto da IPB può  raggiungere valori anche molto elevati. Esame delle urine con Urinocoltura:  permette di evidenziare sia eventuali infezioni delle vie urinarie in corso,  sia la presenza di sangue che può essere indicatore di altre patologie.  Ecografia Renale e Vescicale : E’ importante valutare lo stato di questi organi  in presenza di una IPB sia per valutare le eventuali conseguenze della OCU (Vescica)  che per valutarne lo stato (Reni).
 Trattamento
 Gli obiettivi della terapia sono la risoluzione della OCU (e  conseguentemente della sintomatologia) e la prevenzione delle complicanze a  lungo termine (ritenzione urinaria, insufficienza renale). Quando la malattia è  in fase iniziale e la OCU  è ancora compensata, la terapia può essere medica. Diversi tipi di farmaci  vengono utilizzati per il trattamento della ostruzione urinaria da IPB, ma gli  unici di comprovata efficacia sono gli alfa-litici e gli inibitori della  5a-reduttasi: i primi (Doxazosina, Alfuzosina, Tamsulosina, Terazosina)  rilassano il collo vescicale,   migliorando così il flusso urinario, i secondi (la Finasteride e la Dutasteride) sono in  grado di interferire con il processo di ingrossamento della ghiandola,  arrestandolo o anche facendolo regredire. Esistono anche farmaci di origine  vegetale (quale la   Serenoa Repens) che vengono utilizzati per la loro funzione  decongestionante ed anti-infiammatoria specifica per la prostata. La risposta  ai farmaci può essere anche massimale, ma il limite è dato dalla sua durata non  prevedibile e dalla necessità di un’assunzione continuativa. Quando invece si è  in presenza di una ostruzione urinaria conclamata con residuo post minzionale  (ristagno di urine in vescica) importante, è indicato l’intervento chirurgico,  per risolvere in modo definitivo la   OCU, per migliorare la qualità di vita del paziente  eliminando la fastidiosa sintomatologia e, più importante, per proteggere la  funzionalità vescicale e renale. L’intervento consiste nella rimozione della  porzione più interna della prostata (il cosiddetto adenoma prostatico), cioè di  quella parte della prostata che è responsabile dell’ostruzione, lasciando la  capsula prostatica (cosiddetta prostata vera) in sede. Ciò spiega perché dopo  l’intervento bisogna continuare i controlli per la prevenzione delle patologie  neoplastiche della prostata. Esistono diverse procedure chirurgiche per il  trattamento della OCU da IPB, ma quella ancora considerata il Gold standard è la Resezione Endoscopica  dell’Adenoma Prostatico (TURP). Si tratta di un intervento endoscopico,  eseguito attraverso l’uretra; consiste nella resezione (asportazione) della parte centrale  della ghiandola (adenoma o ipertrofia prostatica) responsabile  dell’ostruzione, mediante  uno strumento chiamato Resettore
  . L’utilizzo della corrente bipolare ne ha esteso oggi le  indicazioni, permettendo di trattare anche IPB più voluminose. L’intervento di  resezione endoscopica di prostata è generalmente definitivo. La sua durata  dipende dalle dimensioni dell’adenoma. La degenza post op è mediamente di 3  giorni. Viene sempre eseguito un esame istologico sul tessuto prostatico  asportato. In una modesta percentuale di casi (in particolare quelli con adenomi  più voluminosi), negli anni il tessuto adenomatoso può ricrescere e può in  questo caso rendersi necessario un reintervento. Dopo l’intervento, quasi la  totalità dei pazienti perde la capacità di eiaculare liquido seminale  all’esterno, a causa delle alterazioni anatomiche conseguenti all’intervento a  livello del collo vescicale. Infatti al momento dell’orgasmo (percepito in modo  pressoché invariato, così come la sensibilità durante il rapporto sessuale) il  liquido seminale viene riversato in vescica (Eiaculazione retrograda) e viene  eliminato durante le successive minzioni (senza alcuna conseguenza per  l’organismo). E’ importante ricordare che una piccola quantità di liquido  seminale può comunque fuoriuscire per via anterograda dal meato uretrale durante  l’eiaculazione. Questo intervento quindi NON comporta una sicura sterilità  post-operatoria. Altre procedure utilizzano il laser o altre forme di energia  (Ipertermia, Radiofrequenza, Ultrasuoni) applicate per via transuretrale o  transrettale, ma i risultati sono ancora inferiori a quelli della TurP, per  radicalità, per durata, e sequele sintomatologiche. L’intervento “tradizionale”  a cielo aperto (Adenomectomia prostatica trans-vescicale) trova ancora  indicazione nelle IPB più voluminose. Da qualche anno però esiste una procedura  che utilizza il laser a Holmio per l’enucleazione dell’adenoma, e può essere  considerata la sua attuale alternativa. Questo intervento (Enucleazione della  Prostata con Laser a Olmio - HoLeP) permette di operare per via transuretrale  anche prostate con adenomi molto voluminosi, con il vantaggio della  mini-invasività della procedura endoscopica. Prima dell’intervento è molto  importante segnalare ogni eventuale terapia domiciliare, con particolare  attenzione ai farmaci ad azione antiaggregante (Aspirinetta, Ascriptin,  Ibustrin, Plavix, Ticlopidina, Tiklid, o similari) e anticoagulante (Coumadin,  Sintrom, o similari), che devono essere rigorosamente sospesi prima  dell’intervento (sotto il controllo del Medico Curante), ed eventualmente  sostituiti con terapia a base di eparina a basso peso molecolare. Da poco piu' di un anno e' stato messo a punto un nuovo strumento che permette la vaporizazzione transuretrale della prostata (T.U.V.P.
  ); utilizzando corrente bipolare si puo' procedere alla rimozione dell'adenoma prostatico (Ipertrofia) anche in pazienti con distubi della coagulazione o in terapia con antiaggreganti/anticoagulanti. Anestesia
 L’anestesia preferita per gl’interventi a carico  della prostata è quella “loco-regionale”, mediante l’iniezione dell’anestetico  a livello della colonna vertebrale (anestesia spinale). All’anestesia  loco-regionale viene a volte associata una sedazione.
 Convalescenza dopo l’intervento di TurP
 Durante la convalescenza non vi sono restrizioni dietetiche,  ma è necessario evitare la stipsi. L’obiettivo è cercare di andare di corpo almeno  una volta al giorno. Se ciò non succede, si possono facilitare le evacuazioni  utilizzando terapie x os ; sono sconsigliati i clisteri. E’ importante bere  almeno 1.5/2 litri di acqua al giorno per il primo mese dopo l’intervento. Per  almeno 6 settimane dopo l’intervento bisogna evitare sforzi fisici, come ad  esempio sollevare oggetti pesanti o eseguire esercizi intensi (ginnastica,  golf, tennis, corsa, bicicletta e moto, etc…). Infatti questo è il tempo  necessario perché si stabilizzino i tessuti a livello della ferita chirurgica.  Lo stesso dicasi per l’Attività sessuale.
 
   Esistono dei questionari, validati da organismi  internazionali, come il questionario IPSS (International Prostate Symptoms  Score) riportato di seguito, redatto dalla AUA (American Urological  Associaton), i quali, grazie a poche domande a cui il paziente deve rispondere,  permettono di quantificare anche autonomamente la gravità dei sintomi.
 
 
 
 
 
 
        
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              | Esegui il test  QUESTIONARIO IPSS (International Prostatic Symptoms Score). Il questionario IPSS, unico validato in lingua italiana per  questa patologia, permette una valutazione oggettiva della sintomatologia  urinaria del paziente affetto da ipertrofia prostatica. |  |  
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