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Terapia Focale
Ultima frontiera nella terapia delle neoplasie prostatiche

 

Il Carcinoma prostatico è la neoplasia solida più frequente nell’uomo, e in assoluto la seconda causa di decesso per neoplasia in Occidente. Finalità degli screenings per il Tumore Prostatico è la diagnosi precoce di neoplasie potenzialmente fatali, in una fase in cui sono ancora curabili. In seguito all’introduzione del dosaggio del PSA sono aumentati i casi di tumori ad alto rischio diagnosticati in stadio iniziale, ma sono aumentate anche le diagnosi di neoplasie a basso rischio (in uomini sempre più giovani), ed è emerso un ormai noto fenomeno di eccesso diagnostico e, spesso, terapeutico del Tumore Prostatico. Neoplasie di basso grado (Gleason 3+3) e volume contenuto (spesso solo uno o due prelievi bioptici con modesto contenuto di tessuto neoplastico), cioè malattie a basso grado di aggressività e in fase iniziale, con scarse potenzialità d’interferenza con qualità e durata di vita del paziente, propongono sempre più spesso limiti e dubbi sull’indicazione terapeutica, specie nei pazienti più giovani. Sia la Chirurgia (Prostatectomia Radicale) che la Radioterapia offrono risultati eccellenti nel controllo della malattia, anche a lungo termine, ma spesso sono gravate da importanti effetti collaterali, in particolare a carico dell’Apparato Genito-Urinario. Perciò, nell’indicazione terapeutica per malattie a basso rischio per la salute e la vita del paziente, diventa prioritario l’eventuale effetto collaterale (che riduce la qualità di vita) rispetto alle potenzialità curative della terapia. Sono di conseguenza aumentati (per le neoplasie a basso rischio) i protocolli di “sorveglianza attiva”, che prevedono l’adozione di queste terapie solo “quando e se “ la neoplasia mostra segni di progressione, posticipando così il rischio di doversi confrontare con i potenziali effetti collaterali associati. L’attuale incapacità di distinguere con assoluta certezza una neoplasia indolente da un’aggressiva e potenzialmente mortale, è però un limite di questi protocolli. Il tentativo di mantenere il controllo oncologico evitando gli effetti collaterali che peggiorano la qualità di vita, ha spinto la ricerca verso procedure minimamente invasive, focali, che mirano al trattamento del tumore senza danneggiare le strutture critiche circostanti. La Terapia Focale di neoplasie prostatiche a basso rischio ha la finalità di eradicare tutti i focolai noti di malattia, preservando le strutture adiacenti necessarie per il mantenimento delle funzioni genito-urinarie. Si tratta di nuove e promettenti modalità terapeutiche (indicate solo per pazienti portatori di tumori prostatici a basso rischio di progressione e di metastasi) che hanno la potenzialità di minimizzare gli effetti collaterali della terapia senza comprometterne l’efficacia. 
Le terapie focali che al momento riscuotono maggiore interesse sono:
La Laserterapia interstiziale focale (che grazie all’effetto fototermico distrugge il tessuto tumorale) eseguita sotto controllo con la Risonanza Nucleare Magnetica; L’Occlusione focale dei vasi neoplastici (Vascular Targeted Phototherapy) eseguita con l’infusione di particolari sostanze (Tookad) e la successiva applicazione di energie attivanti; La HIFU (High-Intensity Focused Ultrasound), tecnologia basata sulla focalizzazione di ultrasuoni emessi da un trasduttore posizionato nel retto sulla neoplasia prostatica, con l’effetto di una necrosi coagulativa del tessuto tumorale e scarsi effetti sui tessuti sani circostanti; La Crioterapia (che determina la necrosi del tessuto tumorale tramite l’effetto ipotermico).
È però ancora estremamente difficile predire quali pazienti, con malattia unilaterale di basso grado alla biopsia, abbiano di fatto una malattia monofocale (verificabile solo con la prostatectomia radicale). Spesso la neoplasia prostatica è in realtà multifocale, anche in pazienti con una sola biopsia positiva. Pertanto la terapia focale va ancora considerata sperimentale e il candidato ideale per questa procedura non può essere ancora definito.

 

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